PENSIERI CALVI
sabato 8 novembre 2008
Sofferenza come scudo, sofferenza come arma, sofferenza ad ogni costo, sofferenza per forza. Sofferenza millantata, sofferenza profusa, sofferenza masticata e venduta per pochi centesimi. Sofferenza ingenua, sofferenza ingigantita, sofferenza urlata, sofferenza a pranzo, sofferenza a cena, sofferenza tra le righe di una barzelletta. L'importante è soffrire, per riconoscersi sempre in un ruolo facile, in un ruolo comodo, in un ruolo che col tempo, comincia a non essere più credibile.Come in una teca infrangibile cosi bisogna avere rispetto per la propria sofferenza e per quella degli altri, evitando che venga alterata e sbeffeggiata dai continui scatti di una macchina fotografica. Arderei con forza questo teatrino ridicolo e spicciolo ed userei certi tipi di lacrime per far appassire i fiori, per sciupare capelli, per sporcare volti imbarazzanti. Dov'è finito il criterio saggio che dovrebbe farci capire quando è il momento di parlare? Il silenzio rende credibile la sofferenza molto più di decine e decine di parole buttate sull'asfalto. Con rispetto parlando. Con rispetto parlando. Con rispetto parlando.
3 Comments:
...chissà qual'è il confine tra la verità e una bugia, chissà se alla fine di questo respiro sapremo ancora distinguere tra ciò che é reale e ciò che invece abbiamo artificialmente creato noi stessi,con le nostre mani sporche.. chissà cosa si nasconde dietro ognuno di Noi, dietro il teatro inconoscibile delle nostre Persone.. chissà cos'é mai questo soffrire di cui tanto parliamo, urliamo, ci vantiamo.. chissà..
Complimenti Fra, ciò che scrivi é vero, crudelmente vero...
spesso è difficile distinguere ciò che è saliente, pregnante da ciò che alla fine si rivela deludente in un terreno stagnante pervaso da un velo opacizzante che ingiustamente ci pervade e confonde la mente portandoci indirettamente a giudicare animalmente la gente....
caro franz hai scritto delle cose bellissime: è tardi e a quest'ora me ne andrei anche a casa. a teatro le lacrime accarezzano le ferite più profonde, e poi l'applauso e poi a casa e poi il coltello per colpire distanze colmate da silenzi per mantenere cinici equilibri. a casa adesso sperando di spezzare l'ipocrisia quotidiana.
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