PENSIERI CALVI
lunedì 24 novembre 2008
Costruisco una casa
quest'ultima crolla per poi ricostruirsi da se
Poi arrivo di nuovo io a distruggere tutto
E cosi via
"Consumano la terra in percorsi obbligati i cani alla catena" Giovanni Lindo Ferretti
Sono : Un individuo atmosferico avvezzo al bilico e speranzoso che questa vita da funambolo non renda un domani cappio ciò che oggi è il mio sostegno...la mia strada, la mia corda. Un soggetto inanimato da forze esterne e difficilmente inseribile in un contesto che possa definirsi umanamente normale. Un'entità sobria e dal grande bassoventre che prima o poi salirà sul podio di ogni vostra minima immaginazione.
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6 Comments:
verrà il tempo in cui tu stesso ti stupirai della solidità della tua casa, di come tu l'abbia costruita bene.
verrà il tempo in cui sarai soddisfatto e fiero della tua casa, dalle sue fondamenta fino ad arrivare al tetto.
quando verrà quel tempo lo scoprirai da te, sentendo forte la volontà di fare di quella casa la tua dimora.
e in quella dimora accoglierai te stesso.
intanto, ti auguro di costruire e disfare finchè non varrà realmente la pena di portare a termine i lavori in corso..
t'abbraccio,
ros.
Cara Ros...bellissimo commento..grazie davvero..
Chissà, probabilmente avrò un futuro in qualche impresa edile :)
Un abbraccio forte a te!!!!!
complimenti non pensavo...
manu
"Allora un muratore si fece avnti e chiese: Parlaci delle Case.
Ed egli rispose dicendo:
Immaginate di costruire una dimora in una zona selvaggia prima di costruire una casa entro le mura di una città, poichè proprio come voi rientrate al tramonto, così fa il vagabondo -sempre solo e lontano- che è in voi.
La vostra casa è il vostro corpo più grande.
Esso cresce al sole e dorme nella tranquillità della notte e non è privo di sogni. Non sogna forse la vostra casa? E sognando, non abbandona forse la città per i boschetti e le cime dei colli?
Vorrei poter raccogliere nella mia mano le vostre case per sparpagliarle come un seminatore, su foreste e prati. Vorrei che le valli fossero le strade, e i vostri vicoli dei verdi sentieri, affinchè possiate cercarvi l'un l'altro attraverso le vigne e arrivare col profumo di terra nei vostri indumenti.
Ma ciò non può ancora avverarsi.
Per paura i vostri antenati, troppo vicini vi hanno radunati insieme. E quella paura durerà ancora un pò di tempo. E ancora per un pò di tempo le mura della città separeranno i vostri focolari dai campi.
E ditemi, gente di Orphalese, cos'avete mai in queste case? E che cos'è che custodite con porte sprangate? Avete la pace? Il quieto impulso che rivela la vostra forza? Avete dei ricordi? I tremanti e fiochi archi tesi alle sommità della mente?
Avete la bellezza? Che a partire dagli oggetti in legno e pietra conduce il cuore alla montagna sacra?
Ditemi, avete qualcosa di tutto ciò nelle vostre case? O avete soltanto la comodità e la brama di comodità? Quella clandestina che entra in casa da estranea, per poi diventare ospite, e infine padrona?
Si, essa diventa una domatrice, e con rampino e frusta fa dei vostri più grandi desideri delle marionette.
Sebbene le sue mani siano di seta, il suo cuore è di ferro. Vi culla finchè v'addormentate solo per stare accanto al vostro letto a beffarsi della dignità degli uomini. Si burla dei vostri solidi sensi e li depone tra la lanugine del cardo come fossero fragili vasi.
In verità la brama di comodità uccide la passione dell'anima, e va poi ghignando al suo funerale.
Ma voi, figli dello spazio, irrequieti nel riposo, voi non verrete nè intrappolati, nè domati.
La vostra casa non sarà l'ancora, ma l'albero della nave. Non sarà lucente membrana che nasconde una piaga, ma una palpebra che protegge l'occhio.
Voi non piegherete le vostre ali per varcare la soglia, nè chinerete il capo per non urtare contro il soffitto, nè tratterrete il respiro per paura che i muri si fendano e crollino.
Voi non abiterete in tombe fatte dai morti per i vivi.
E nonostante magnificenza e splendore, la vostra casa non tratterrà il vostro segreto, nè proteggerà il vostro desiderio.
Poichè ciò che in voi è sconfinato dimora nel palazzo del cielo, la cui porta è la bruma mattutita, e le cui finestre sono le poesie e i silenzi della notte."
Kahilil Gibran, Il Profeta.
commento lunghino, ma volevo farti leggere queste pagine del libro che ho incominciato a leggere ieri..
ah, e per tanto scrivere ho digitato male: Kahlil e non Kahilil.. eheh!
Buona tempo.. e lettura!
buona notte franz,ciò che scrivi è sempre molto toccante....bravo
buona notte
felix
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