PENSIERI CALVI

martedì 14 giugno 2011



Ciò che sorvolavo era chiamato pianeta o comunque groviglio cromatico di popoli.
Le mie ali erano di allergico spago graminaceo. I miei occhi due biglie di ghiaccio glabro.
Ciò che percorrevo erano cocci striati o comunque avanzi di sbocco autostradale.
Le mie gambe erano un garbuglio di rame e meccanosità. La tua schiena un piccolo avamposto di peccaminosità.
Abbracciavo una statua di marmo felice. Tra le anse delle mie dita scorgevo il ritratto perfetto di un'accozzaglia di colori pastello. Il dipinto per eccellenza. Che mi ritraeva pallido sull'uscio deserto di una tristissima fuga.
posted by Franz at 01:34

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