PENSIERI CALVI

mercoledì 9 settembre 2009


L'Aquila 6-7-8-9 Settembre 2009
(Tendopoli di Preturo)

Mani stanche e rugosi solchi di faglia riscaldano panche sicure
proprio quando lacrime d'occhi gelati
accomodano tra i ricordi un orizzonte ancora troppo storto
Un'esplosione d'umana bontà che accorcia i miei respiri
accarezza anime di farfalla
cosi forti e vive
da farti rinascere anche sotto il peso della polvere

Sopiti silenzi immobili si rompono tra gli abbracci
ed innalzandosi sui nidi in fiamme
riscoprono il sorriso sulla scia di un raggio di sole
fune quotidiana su cui aggrapparsi
per tornare a splendere
tra l'instabilità mordace di quelle montagne lontane

Il mio pianto inutile vi abbraccerà e vi ringrazierà all'infinito.
posted by Franz at 23:53

5 Comments:

Nevicava. Mi affacciai dalla piccola finestra del bagno. Le ante di legno verdi screpolate battevano furiosamente. Apri la finestra e il gelo mi ghiacciò il volto. Mi avvolsi in una coperta e rimasi a guardare. Non avevo mai visto la neve e così tanta tutta assieme. Ma li erano così preparati e già la spazzavano via in poco tempo. Misi i miei Jeans e un paio puliti nello zaino assieme ai libri. I guanti, la sciarpa e scesi in strada. Guardavo in alto e il nero dei miei capelli si candiva di quello splendore. I miei occhi si confondevano col colore del cielo. Non avevo mai visto la neve. Ero partita presto, volevo farla a piedi. Mi incamminai da Pettino fino all'università di Coppito. Lentamente discesi la statale mentre le persone abituate a tutto ciò non si curavano del miracolo a cui andavamo incontro. Avevo comprato dei guanti senza dita, andavano di moda, ma più che altro mi permettevano di fumare. E vedevo scendere la neve e salire il mio fumo caldo al cielo. Arrivai finalmente all'università e in bagno cambiai i Jean oramai bagnati. Uscì dal bagno e vidi sulla balaustra dei corridoi interni tutti Jeans stesi ad asciugare. Sorrisi e misi li i miei. La gente era semplice, le poche regole con il buon senso potevano essere infrante. Fra noi c'erano sempre sorrisi che scaldavano anche quando fuori nevicava. Una tazza di tè anche se non avevi soldi, non ti era mai negata. Magari avresti chiuso te la biblioteca invece della custode che doveva incontrarsi col suo amore. Gli occhi dei miei amici confortavanano il mio soggiorno e mai mi sono sentita ospite di quella città che non era mia. Forse per la prima volta ero accettata.
E passano le immagini di quella che fu la mia casa. Non squillano più i telefoni dei miei amici che ancora non riesco a rintracciare. Non ci sono più quei sorrisi che scaldano. Ho tanto freddo e fuori non nevica.

8:37 AM  

toccante davvero entrambe le versioni...ma questa volta preferisco quella meno poetica

1:34 PM  

Ashasysley:
"La gente era semplice, le poche regole con il buon senso potevano essere infrante. Fra noi c'erano sempre sorrisi che scaldavano anche quando fuori nevicava. Una tazza di tè anche se non avevi soldi, non ti era mai negata. Magari avresti chiuso te la biblioteca invece della custode che doveva incontrarsi col suo amore. Gli occhi dei miei amici confortavanano il mio soggiorno e mai mi sono sentita ospite di quella città che non era mia. Forse per la prima volta ero accettata"

Non ho parole per quello che hai scritto...
Sensazioni che ho provato anch'io
Piccoli grandi doni di una città che fin da subito mi ha accolto con calore e naturalezza, ridandomi in poco tempo tutto ciò che di mio avevo perso per strada.

Anonimo:
Hai ragione...ciò che ha scritto
Ashasysley è bellissimo...
Continuo a rileggerlo senza stancarmi...

2:08 PM  

Spero ancora ... semplicemente.
http://www.youtube.com/watch?v=nEf_FGyRDV8

Era sera e mi ero attardata sul secondo piano dell'università. Avevo un esame e non ero resa conto del tempo che inesorabile passava.
"Sei ancora quà?" Alzai la testa. Era un ragazzo dagli occhi allegri e neri come la notte. Capelli schizzati col gel e un sorriso inopportuno. Mi racchiusi nel mio giaccone e alzai le spalle premendo le mani alle cosce. "Guarda che qui chiudono ..." ero nuova e mi alzai sistemando i mille fogli sparsi di Fisica. Mi accompagnò fino all'ingresso e lo salutai. Andai alla fermata dell'autobus, rannicchiandomi fra la panca e il vetro. Si accostò una panda rossa. Era Luca. "Dai sali ..." Salì. Mi portò a bere una birra al Black Lucifer, un Pub in un seminterrato dove i ragazzi andavano a passare le serate parlando di lezioni e musica. Ci accoglierono come se fossimo di casa. Ci servì un ragazzo. Aveva dei capelli rasta bellissimi. Biondo occhi azzurri. "Che bei capelli, come fai a farli così?" esclamai. Mi guardò facendo "labbrino" ... "A me nascono così, sono un massacro." Mi sarei sotterrata allo scroscio delle risa dei due ragazzi. Mi offrirono la bere per la mia spontaneità e il mio entusiasmo. Le volte successive creammo un cocktail assieme che aveva il mio nome. Era azzurro come i miei occhi.
Divenne la mia casa per lunghi anni. Non lo scorderò mai. Ho immensi ricordi e gran parte sono piacevoli. E' quella serenità di intenti che addolcisce la vita.

4:30 PM  

WE can fly

Magari un giorno brinderemo passeggiando con il tuo cocktail per le strade dell'Aquila...
Complimenti ancora....
Ps: è sempre bello rivedere quel video....tanks

3:09 AM  

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