PENSIERI CALVI
mercoledì 30 giugno 2010

Il mare, un qualcosa di calmo per le mie ossa. Un antidoto seguito da una spilla, per etichettarmi come appartenente ad un qualcosa, come un facente parte della tempesta. Il mare, un qualcosa di statico, un'ipotesi da non sottovalutare, un'idea da tener presente quando il mare non basterà più. Lasciamo perdere quei 10.000 topi annidati in un unico essere, svoltiamo a destra spegnendo i motori di una macchina che per sua natura non può volare. Sono tutte ipotesi da tener presente quando il mare non basterà più, quando il fumo di una macchina non avrà vie di fuga per perdersi nell'atmosfera, quando funi imbevute di cherosene scalderanno da sciarpa la mia faccia paralizzata.
Sono tutte ipotesi, tutte ipotesi, tutte ipotesi per volersi bene.
lunedì 28 giugno 2010

Tra plastica blu e ferro. Tra certezze altrui e bar disorganizzati. Tra sguardi spregevoli e disincanti. Tra salite impossibili e neve. I miei occhi esplodevano ed imprecavano. Si appoggiavano e scrutavano. Lacrimavano e si nascondevano. Semplicemente cercavano una mano che non sarebbe mai arrivata.
Fantocci sorridenti aspettavano un treno giocattolo.
Alle mie spalle si consumavano imitazioni e banchetti.
Io vomitavo l'anima oltre il ghiaccio di una siepe.
venerdì 18 giugno 2010

Mentre annegavo tra le bollicine dell'acquaragia tu passeggiavi sull'orlo del nostro bicchiere di plastica.
E non bastava la miscela d'etilico e benzina a farti cadere. Non bastavano i fiammiferi rossi a farti scivolare. Niente era cosi infiammabile da renderti una colla senza presa.
L'unico a sciogliersi era il mio cuore. Mentre raccontavi storie terribili ai calici di cristallo dei tavoli accanto.
sabato 12 giugno 2010
Con il viso cosparso di lacrime e diamanti convivo pacificamente con le mie manie.
Frustrato e armato di corda cerco l'espiazione di una colpa.
Tra bicchieri e sigarette provo a riscoprirmi più bello tra i cocci dei miei specchi infranti...
Lupi e gatti graffiano le pareti interne dei miei occhi consapevoli di questa staticità.
Voci incomprensibili violentano il mio presente bloccato al passato.
Urla e chiacchiere di gente vicina massacrano la banalità delle mie scuse.
Ed io sono sempre più rintanato.
Chiuso, regressivo e letargico.
Lurido verme infetto con le idee di un angelo.
lunedì 7 giugno 2010
Svanirono le ruote. Pensavo al dramma di una giornata al mare. Ai rigurgiti delle nostre ustioni. Ai tuoi nasi evitanti. A queste parole che non avrebbero dovuto aver luogo.
Svanirono le mie perfezioni. Pensavo alla plastica dei miei vestiti. Al tuo viso di marmo. Alle tue mummie da salotto. A queste candele che non avrei mai dovuto accendere.
Svanirono le mie domande. Ricordavo il gusto catrame delle mie fantasie inutili. Il sapore rame dei miei nodi piangenti. Le tue mani di latte. Le nostre gambe accavallate su quell'indecente rosso scrostato.
Svanirono le polveri. Le nostre ultime polveri sottili.
Pensavo al dramma di dover ricominciare.
A quel tuo sorriso che non sarebbe mai dovuto sbocciare.
mercoledì 2 giugno 2010
Quindi si tratta di un meraviglioso vicolo cieco.
Meditando sull'amore ho scoperto il suo accanimento spietato nei miei insospettabili riguardi.
Non esiste farfalla che io possa accudire poiché molto spesso la sua natura velenosa e giallonera sboccia silenziosa tra le mie spalle incaute.
Il muro che non vedo si rinforza al grido di falena ed i cuori che sembrano formar nuvole lacrimano in una convinzione di stabilità.
L'esercito delle mani intrecciate è pronto a vomitarmi addosso i suoi chilometri di passeggiate ed effusioni ostentate.
Ed io non voglio bagnarmi.